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"Il signore delle mosche" è un romanzo dell'autore William Golding pubblicato nel 1954 che mostra la fragilità della civiltà. Descrive il percorso regressivo dei bambini stessi. Dopo un incidente aereo, un gruppo di bambini si ritrova da solo, senza adulti, su un'isola deserta. Rapidamente il gruppo si organizza secondo uno schema democratico: scelgono per elezione un leader, Ralph, e decidono il ruolo di ciascuno. Incontri organizzati, momenti privilegiati testi. Vari incidenti e una vita che sembra più dura di quanto pensassero inizialmente trasformeranno gradualmente il gruppo nella ferocia e nella tirannia, simboleggiate da un altro personaggio faro, Jack. La caccia al cinghiale rivela la giovinezza dagli impulsi primitivi. E il fuoco, a testimonianza della loro presenza dal mare, un giorno se ne va perché le sue guardie sono andate a caccia e i giovani trascorrono lì accanto un'opportunità per essere salvati. Dopo la scoperta di una specie di Mostro (in realtà un paracadutista fallito) semina il terrore sull'isola, terrore alimentato da Jack. Punti nel tempo, la violenza commossa e la perpetuazione dei crimini umani. Una vera e propria caccia all'uomo inizia quando un ufficiale di marina appare sulla spiaggia, come un "deus ex machine". L'analisi del romanzo rivela che la trama ruota attorno a grandi temi filosofici sociologici: l'autorità, la sottomissione, la libertà e la violenza. Ci mostra anche personaggi stereotipati ed erige tutti i suoi protagonisti come eroi. Ogni personaggio contribuisce allo svolgimento della trama che ruota attorno all'organizzazione dei naufraghi. Di fronte all’imperativo della sopravvivenza si distinguono quattro bambini. Due di loro cercano di imporre la loro visione delle cose agli altri naufraghi: Ralph e Jack. Prima viene l'organizzazione democratica, proposta da Ralph, il più anziano del gruppo. È necessario all'inizio della... metà della carta ......l'imperfezione dell'uomo, essendo il male una delle sue componenti e la sua natura nella sua totalità. Sembra quindi difficile fare il parallelo con gli adulti, l'esperienza, i riferimenti, l'intelligenza e la ragione non riescono in questi bambini piccoli. Tutto visto dall'interno della coscienza infantile, dove le emozioni arrivano senza sempre trovare le parole. Non c'è in questo romanzo uno sguardo esterno, diverso da quello che questi bambini hanno riguardo a se stessi e all'ambiente circostante. Poiché non hanno la possibilità di esprimere ciò che sentono, anche la descrizione della natura in cui si immergono si fa carico dell'intero peso emotivo. Il bambino, come il primitivo, instaura strani rapporti di complicità con tutto ciò che non parla. Non appena si ferma e ascolta la giungla viva, le sue percezioni sono di incredibile intensità, sfiorando talvolta l'allucinazione..